Signora, la gravidanza non è una malattia!, mi ha detto l’ostetrica durante uno dei primi controlli, rispondendo ad una semplice domanda: sono incinta, posso viaggiare in aereo?
Personalmente ho avuto modo di affrontare dei voli durante i tre trimestri di gravidanza. Lo ammetto, viaggiare in dolce attesa non è semplicissimo, ma non è neanche impossibile. Dal momento in cui avrete la certezza che un passeggero invisibile viaggi insieme a voi, non esitate a scegliere sedili lato corridoio. Saranno fondamentali, credetemi!
Durante il primo trimestre, per molte donne, la difficoltà maggiore è legata al malessere delle nausee. La pancia non si vede e questo complica le relazioni con gli altri passeggeri. Doversi giustificare non è sempre piacevole, sebbene talvolta necessario. Nausee, vertigini o sonnolenza possono rendere difficile qualsiasi spostamento. Per viaggiare, specialmente se soffrite, vi suggerisco di avere sempre a portata di mano un “kit da gestante”: nel mio caso, non avevo un grande appetito perché le nausee erano violente; ma acqua, limonata, crackers e mandorle mi hanno aiutata a contrastare il malessere. Se viaggiate durante giornate molto calde, prevede un piccolo nebulizzatore (acquistate il formato più piccolo perché superi con successo i controlli di sicurezza) ed un ventaglio. Non dimenticate uno o più sacchetti per far fronte ad eventuali reflussi, qualora raggiungere il bagno fosse troppo complicato… Ed infine i braccialetti antinausea potrebbero essere utili in questi casi. Ricordate di indossarli contemporaneamente!
Durante il mio primo volo in gravidanza ero nel pieno delle nausee, e, con grande dispiacere, ho scoperto che la maggior parte delle compagnie aeree non offre più i sacchetti antivomito. Spese tagliate, mi aveva detto un hostess, quasi scusandosi. Per evitare di esibirmi in uno spettacolo raccapricciante per i miei ignari vicini di posto, ho evitato di mangiare prima e durante il volo. Se l’appetito non vi manca, vi suggerirei di portare da casa il pasto, specialmente perché le limitazioni durante la gravidanza sono numerose e trovare un pasto che ne tenga conto può diventare una vera e propria impresa.
Durante il secondo trimestre, il pancione inizia a farsi largo. Impossibile non notarlo. La difficoltà maggiore non è tanto aspettare in piedi, quanto sollevare pesi. Le forze vengono meno. Se non avessi incontrato passeggeri gentili e personale di bordo particolarmente attento, viaggiare sarebbe stato catastrofico. Specialmente da sola. Durante questi viaggi, ho sempre previsto un pasto preparato da me e dell’acqua, tanta acqua. Benché non sia un’abitudine diffusa, sarebbe opportuno viaggiare con calze contenitive. In Francia vengono prescritte alla fine del primo trimestre. Se prevedete spostamenti in aereo, sollecitate il vostro medico perché ve le prescriva. Eviterete fastidiosi formicolii e pesantezza alle gambe.
Dopo il quarto mese, tutti i miei viaggi sono stati caratterizzati da un gesto che avevo sempre visto fare alle future madri, e che, una volta incinta, avevo finito per fare mio, inconsapevolmente. Accarezzavo il mio pancione, perché spesso, quando il bimbo si muoveva, le carezze erano un modo per rassicurarlo. Le vibrazioni dell’aereo, come quelle del treno e del metrò, lo stimolavano parecchio.
Durante il terzo trimestre, il pancione trionfa sotto qualunque abito e attira gli sguardi di tutti. La difficoltà maggiore che s’incontra è l’autonomia della propria vescica, ormai compressa dal bébé. L’incubo delle gestanti in un aeroporto si manifesta davanti alle code: davanti al check-in, ai controlli di sicurezza, all’imbarco. Alcuni aeroporti propongono i family fast track, accessi prioritari per donne incinte e famiglie con bambini ai controlli di sicurezza e passaporto, come l’aeroporto di Bologna o Parigi Charles De Gaulle, per esempio. Altri, come quello di Parigi Beauvais o quello di Palermo, obbligano le donne incinte a dover chiedere agli altri passeggeri di lasciarle passare. La cosa non sempre ha dato buoni esiti: benché molta gente non immagina neanche quanto sia faticoso spostarsi con un bébé che comprime la maggior parte degli organi, più volte mi è stato detto: « io ero qui prima di lei!», quasi a volermi richiamare all’ordine.
All’aeroporto di Orly una hostess mi aveva suggerito che sebbene fossi prioritaria, sarebbe stato meglio imbarcarmi tra gli ultimi passeggeri per evitare di restare troppo tempo in piedi in attesa prima, e troppo tempo seduta su un sedile stretto, per le mie ormai crescenti proporzioni, in attesa del decollo. Quella strategia si è rivelata la migliore: mi ha permesso di poter andare in bagno, di passeggiare e cambiare posizione durante quella fase infernale che è l’imbarco per una gestante.
Quando il pancione è diventato molto evidente sono iniziate le noie: la legge francese, come quella italiana, prevede che le gestanti possano viaggiare fino alla 36esima settimana (limite che si restringe alle 34esima settimana qualora la gravidanza fosse gemellare). Molte compagnie esigono un certificato medico, con il quale il ginecologo (o un’ostetrica in Fracia) autorizzi il viaggio. Tuttavia, avere un certificato medico, a volte, non basta. Alcune compagnie low cost, come Ryanair per esempio, richiedono la compilazione da parte di un medico del proprio certificato in lingua inglese, che potrà essere scaricato dal sito della compagnia stessa.
La cosa più bella di questi viaggi è stata la possibilità osservare le altre famiglie, rendersi conto di come gestissero i loro bimbi piccoli e chiedersi, una volta conosciuto l’inquilino del mio pancione, cosa avrei fatto io al posto loro? Ma soprattutto, una volta nato, sarei stata in grado di viaggiare con lui?