La basilica del Sacré Cœur di Montmartre è forse uno dei simboli più conosciuti di Parigi. Nonostante la sua facciata bianca che domina la collina, offrendo una vista a perdita d’occhio su Parigi, la storia della costruzione del Sacré Cœur è molto più complessa di quanto non si immagini.
Perché una basilica a Montmartre?
Correva l’anno 1870, Napoleone Bonaparte era stato fatto prigioniero a Sedan, a seguito della sconfitta contro la Prussia. Parigi era occupata dalle truppe tedesche e l’assenza di cibo iniziava ad essere sempre più importante. A breve, Charles Louis Napoléon sarebbe capitolato e la Capitale avrebbe vissuto una nuova pagina di storia, quella della Comune di Parigi.
A quel tempo, la visione cattolica soleva attribuire gli eventi negativi ad una ragione religiosa, trascurando completamente le reali motivazioni politiche. Si fece largo l’idea che per risollevare le sorti del paese, occorreva far costruire una chiesa per redimere i peccati che avevano condotto alla disfatta di Napoleone e all’occupazione militare della città.
D’altronde per lo stesso motivo, a Lione venne costruita la basilica della Fourvière sulla collina che domina la città, la cui architettura ricorda molto la balisica parigina.
L’arcivescovo di Parigi, il Cardinale Guibert, decise di far costruire una chiesa sulla collina di Montmartre, a seguito di una visione che ebbe durante una passeggiata. Lui decise di dedicarla al Sacro Cuore per rendere omaggio all’amore del cuore di Gesù. Per costruire la cattedrale nel luogo designato, il Cardine riuscì ad ottenere l’approvazione di una legge che permise di espropriare le terre ai cittadini che vivevano sulla collina.
L’architettura e la realizzazione della basilica del Sacré Cœur
Per dare vita ad un progetto tanto ambizioso, fu necessario lanciare un bando per scegliere l’architetto. Paul Abadie, il vincitore, scelse dunque uno stile eclettico che traeva ispirazione dall’architettura bizantina e romana, ispirandosi ugualmente alla Cattedrale di Aya Sofia di Instanbul.
I lavori di costruzione, iniziati nel 1875, durarono cinquanta anni. Ad interferire con l’avanzamento della costruzione fu un problema al suolo e la prima guerra mondiale, durante la quale il cantiere venne abbandonato per cinque anni.
La costruzione della basilica venne finanziata in gran parte dai parigini stessi che acquistarono singolarmente da una a tre pietre, ma anche grazie alle donazioni arrivate dall’intero paese.
La consacrazione della basilica del Sacré Cœur avvenne, tuttavia, solo nel 1919, permettendo così lo svolgimento delle funzioni religiose. Nel 1923 il cantiere si concluse definitivamente in occasione dell’inaugurazione del mosaico del Cristo.
L’accesso
L’accesso alla basilica prevedeva (e prevede ancora oggi!) numerosi gradini.
La funicolare che ne facilita l’accesso è stata costruita solo nel 1901 ed è attiva tutt’ora.
La funicolare permette di scoprire il panorama della capitale estendersi a perdita d’occhio. Dalla cima della collina di Montmartre Parigi sembra non avere confini.
La reazione della comunità artistica
Il giorno della consacrazione della basilica, la comunità artistica, che si riuniva nei numerosi bistrot e nei luoghi culturali presenti sulla collina di Montmartre, non accolse bene la costruzione di un edificio religioso.
Il quartiere di Montmartre, che allora ospitava artisti e prostitute, era considerato dai suoi frequentatori un luogo libero da ogni moralismo. La presenza di un luogo di culto avrebbe sicuramente condizionato i costumi. Per questo motivo, una manifestazione venne organizzata per contestare l’attività religiosa. Davanti alla basilica del Sacré Cœur una comunità di artisti gridava “evviva il diavolo!”.
I luoghi di ritrovo di artisti e intellettuali dell’epoca, sopravvisuti al tempo, erano il caffé letterario, Le Chat Noir (oggi Musée de Montmartre) e il Cabaret Le Lapin Agile. Tuttavia, dopo la prima guerra mondiale, la comunità artistica si trasferì a Montparnasse.
Montmartre tra mito e realtà
Ancora oggi, molti viaggiatori decidono di soggiornare a Montmartre, sedotti dal mito des années folles. Si pensa spesso che l’anima di Parigi più autentica si trovi tra le viuzze di questo quartiere storico, quando in realtà la collina ha subito numerosi cambiamenti nel corso degli anni.
Certo, numerosi night et sexy shop caratterizzano ancora le vie che si sviluppano attorno a Pigalle, ed oggi il quartiere è noto ai parigini per essere una zona ad alta densità di spacciatori. Forse si tratta di una visione contemporanea di quell’antica dissolutezza che aveva caratterizzato la vita e l’estro creativo di scrittori, pittori, poeti e pensatori d’inizio secolo.
Del loro estro, purtroppo, sono rimaste solo le opere. E l’autenticità parigina, ormai, si trova nascosta tra le strade di altri quartieri meno turistici.
La Basilica continua a richiamare numerosi viaggiatori ogni giorno. Che la scopriate risalendo la rue Dunquerke o risalendo i numerosi gradini, la sua maestosità riesce a colpire chiunque. Se solo le sue pietre potessero raccontare la storia del suo quartiere, si potrebbe scoprire un mondo…
E’ una delle mie zone preferite a Parigi. E’ proprio quello che nel mio immaginario mi sono sempre aspettata da questa città. Così romantica e piena d’arte.
Eppure sai che l’immagine che rimanda questo luogo al di fuori di Parigi non corrisponde con l’immagine che ne hanno i parigini? Sembra una cosa folle, ma è pur vero che a volte non si riesce ad apprezzare fino in fondo quello che si ha sotto gli occhi… 🙂
Una tappa imperdibile per chi visita Parigi. Ho amato la vista sulla città da lassù 😍
Assolutamente, la basilica va visitata almeno una volta nella vita!