Perché non perdere un’escursione a Chiang Rai
Se Bangkok vi ha sedotti con il suo caos, Ayutthaya con la sua bellezza secolare e le escursioni fuori porta con la loro unicità, l’autenticità del nord della Thailandia saprà sorprendervi più di quanto non riusciate ad immaginare. E allora perché rinunciare ad un’escursione a Chiang Rai? Abbandonato il traffico delle grandi città, le distanze si fanno più piccole e i luoghi ancora più unici. Come raccontare il nostro amore a prima vista per una regione del paese meno esposta al turismo di massa? Non è facile andare oltre le percezioni e raccontare le sensazioni suscitate da questo viaggio, ma ci proveremo.
Dove andare?
Chi dice Nord della Thailandia, in genere pensa a Chiang Mai. E come dare torto? La quantità di templi, le coltivazioni di riso e la bellezza austera dei promontori richiamano tantissimi turisti. Da Chiang Mai partono numerosi tour organizzati che vi permetteranno di fare un’escursione a Chiang Rai, visitandone le maggiori attrazioni in una sola giornata.
Nell’economia del tempo, noi abbiamo deciso di optare unicamente per Chang Rai. Volevamo visitare alcune delle sue bellezze e, consapevoli della rinuncia a Chang Mai, non ne siamo rimasti delusi.
Come raggiungere il Nord della Thailandia
L’esperienza più autentica in assoluto è quella del treno notturno che da Bangkok vi condurrà in città. Volete mettere la bellezza di vestire i panni di un thailandese per una notte, viaggiare in modo più ecosostenibile e, soprattutto, vedere sfilare il paesaggio?
Altra opzione sono le green line, da prenotare e comparare tramite App: si tratta di comode corriere che ripercorrono il paese, unendo le maggiori città. Se voleste rendere meno lungo il viaggio, potreste prevedere una tappa ad Ayutthaya e ripartire da lì per raggiungere il Nord della Thailandia.
Entrambe le soluzioni ci sono parse non molto adatte alla nostra conformazione familiare. Se Lilou avrebbe trovato entusiasmante il viaggio il treno, Lila lo avrebbe sofferto non potendo usufruire di una sua cuccetta e obbligandoci a lunghe passeggiate nei corridoi ad orari improbabili, corredate da urla e capricci – l’avvicinarsi dei terrible two farebbe metterebbe i brividi a chiunque!
Per facilitare gli spostamenti, abbiamo optato per un volo interno. Dopo un’attenta documentazione, abbiamo deciso di viaggiare con Thai Smile, compagnia del gruppo Thai Air. I voli sono costati circa 30 euro a persona con bagaglio incluso e date modificabili senza supplementi. La quantità di voli per Chiang Mai era maggiore rispetto ai pochi diretti al piccolo aeroporto di Chiang Rai, ma nonostante tutto, neanche questo aspetto ha inciso sulla nostra decisione.
L’unico aspetto che abbiamo notato, prendendo diversi voli interni, è la loro inefficienza in termini di orario. Difficilmente l’orario della partenza viene rispettato, obbligandoci a fare i conti con dei ritardi da un’ora a circa due e mezzo. I neonati, contrariamente alla regolamentazione europea, viaggiano sulle ginocchia dei genitori senza cintura di sicurezza. E sui voli viene servito uno snack (quasi mai veggie friendly), dell’acqua e delle bevande calde.
Chiang Rai la perla del Nord
L’aeroporto dista una decina di minuti dal centro città. Abbiamo speso circa 300 baht per arrivare in albergo per via delle nostre valigie e della necessità di occupare un piccolo van.
Il centro di Chiang Rai merita una passeggiata a piedi: le due torri dell’orologio, il mercato diurno, i numerosi templi in cui riuscirete ad entrare facilmente in contatto con i monaci buddisti, e il mercato notturno nel quartiere cinese, rendono questa piccola città un piccolo gioiellino.
L’anima della Thailandia del Nord si respira nelle strade, un po’ inquinate, ma meno pericolose e popolate da tanti, tantissimi venditori ambulanti di cibo. La gente del nord sembra essere più propensa agli scambi, o, semplicemente, ad accogliere gli stranieri.
Eppure, se volete rimanere senza parole, occorre uscire dalla città per fare i conti con le bellezze locali. E grazie alla nostra escursione a Chiang Rai, siamo riusciti a farne una scorpacciata.
Dove alloggiare a Chiang Rai: la nostra esperienza in un ecoresort
Contrariamente a Chiang Mai, in cui la proposta in termini di sistemazioni è molto ampia e varia, Chiang Rai non ha tantissimi alberghi. Alcuni si trovano in centro città, ma per noi c’era un criterio irrinunciabile: una piscina in cui fare anche un bagno rapido la sera, perché i bambini potessero concedersi un momento divertente e familiare, il piccolo rituale che ha caratterizzato questo viaggio.
Durante le nostre ricerche, abbiamo deciso di optare per il Pan Kled Villa, un ecoresort che proponeva dei bungalow immersi nella vegetazione lussureggiante tropicale. Dimenticate la solita visione occidentale del resort per un attimo, il livello degli hotel in Thailandia è molto diverso. La scelta di tanti piccoli accorgimenti ecoresponsabili ci ha fatti capitolare. Sebbene fosse distante circa 2,3 km dal centro, abbiamo deciso di soggiornarci. L’hotel mette a disposizione degli ospiti adulti delle biciclette, ma per le famiglie, come la nostra, l’alternativa è stata quella di raggiungere il centro in tuktuk per appena 100 baht.
Abbiamo apprezzato i rumori della natura, un posto fuori dal comune, e la squisitezza del personale, sempre pronto ad ascoltarci e a venire incontro alle nostre necessità. Il ristorante dell’hotel, dai prezzi corretti e dalla grande qualità, oltre alla caffetteria, ci ha fatti ricredere sulla qualità del servizio. Vero fulcro dell’hotel, qui, come in piscina, siamo entrati in contatto con gli altri ospiti. Nonostante la vegetazione lussureggiante fosse sinonimo di zanzare, la struttura metteva a disposizione dei propri ospiti un repellente naturale.
Contrariamente alla nostra pessima esperienza d’hotel a Bangkok, quella al Pan Kled Villa è stata ottima. Il personale ci ha permesso di organizzare un’escursione magnifica insieme ad un driver che non solo ha vinto la sua timidezza, ma ha chiacchierato con noi durante tutta la giornata trascorsa insieme.
Le piccole meraviglie della nostra escursione a Chiang Rai
Organizzata la sera prima per la mattina dopo, la nostra escursione a Chiang Rai ha avuto inizio al nostro albergo, dove il nostro simpatico driver (grazie karma!) è venuto a prenderci. La giornata era fitta di tappe che, per motivi pratici – l’esperienza insegna! – abbiamo preferito scandire. Ad ogni fermata concordavamo col nostro autista quando tempo avremmo avuto a disposizione per visitare ogni sito, dato che la giornata sarebbe stata piuttosto intesa.
Prima tappa: il Wat Rong Khun (il tempio bianco)
Lo ammetto, avevamo visto su Instagram,tantissime foto di questo tempio che ci è sempre apparso lontano e irraggiungibile. Per questo motivo abbiamo voluto a tutti costi fare un’escursione a Chiang Rai. Una volta sul posto ci siamo resi conto di quanto le foto viste non rendessero giustizia a questo tempio, rimandendo di sasso davanti a tanta bellezza.
Il Wat Rong Khun, conosciuto più comunemente come tempio bianco, molto più recente dei templi visitati fino a quel momento, è l’opera visionaria dell’artista thailandese Chalermachai Kositpipat. Si tratta di un tempio buddista ed induista al tempo stesso, la cui costruzione è stata iniziata nel 1997 e tutt’ora appare come un work in progress poiché l’area in cui si trova brulica di cantieri. Contrariamente agli altri templi della Thailandia del Nord, caratterizzati da colori smaglianti, questo presenta un solo colore, il bianco, che si riflette sul lago antistante e nei pezzi di specchi incastonati all’interno delle singole sculture che lo compongono.
Una volta varcato il cancello, i biglietti si acquistano sul posto, perdetevi pure nell’osservazione dei dettagli. Per esempio: per accedervi, occorre percorrere un ponte che sovrasta numerose mani. Queste rappresentano le anime dei dannati, ricordando a noi italiani, immagini di dantesca memoria.
L’area in cui si trova merita un giro. Oltre al tempio in cui, di fatto, occorre sgomitare con gli altri turisti non solo per visitare, ma anche per scattare qualche foto in cui non ci siano intrusi distratti. Superato il tempio, l’area presenta un pozzo di Buddha ed una zona in cui poter scrivere dei voti su delle foglie di alluminio da appendere sugli appositi alberi ed, infine, un museo di ornamenti buddisti che si trova all’interno di un palazzo d’oro, la cui vista è davvero soprendente.
Il Wat Rong Khun (tempio blu)
Probabilmente lo avrete già capito, la parola d’ordine quando si organizza un’escursione a Chiang Rai è lo stupore. Se il Wat Rong Khun di Chiang Rai vi ha lasciati a bocca aperta, aspettatevi altrettanta bellezza nel più piccolo, per dimensione, Wat Rong Seur Ten, comunemente chiamato tempio blu.
La scelta del blu zaffiro ha un significato simbolico: richiama il Dharma, ovvero il codice morale di Buddha, che rievoca a sua volta concetti quali l’infinito, la purezza, la saggezza e la religione. Per questo motivo tutto è blu: dalle mura di cinta al tempio, alle fontane e alle statue che adornano il piazzale antistante, senza dimenticare le statue dei due demoni a guardia del sito. Senza dimenticare la vera chicca, all’interno del tempio principale: un buddha blu che si fonde armoniosamente con un soffitto colorato e un pavimento blu.
Baan Dam (La casa nera)
Un’altra tappa immancabile durante l’escursione a Chiang Rai è la visita a questo museo di arte e artigianato locale. Il nome del luogo s’ispira alla facciata dell’edificio più grande che al suo interno accoglie una collezione di opere d’arte, design e statue religiose reinterpretate da artisti locali. La visita prosegue all’interno del grande giardino che si dipana dietro la casa: numerosi edifici dalle dimensioni alterne ospitano installazioni d’arte.
Qui dentro è possibile concedersi una pausa bevendo un caffé, dell’acqua o gustando un gelato al sesamo nero (davvero buono!). All’esterno si trovano ristoranti e punti ristoro più economici e spartani, qualora vogliate fermarvi per pranzo.
Wat Tham Pla (The Fish Cave Temple)
Eravamo emozionatissimi all’idea di andare a vedere questo tempio, a ridosso di una montagna. Il nostro driver, sul percorso, ha iniziato a parlarci della sua particolarità. I pesci, forse, non saremmo riusciti a vederli perché le vere star del luogo sono le scimmie che abitano liberamente nel parco del tempio.
Non ha avuto il tempo di finire la sua spiegazione quando tre scimmie sono improvvisamente salite sul tetto della nostra auto, appiccicando le loro faccine sul vetro in cerca di cibo e svegliando, senza volerlo, di soprassalto Lila, assopita tra le braccia della mamma. Un’ottima presentazione!
Il driver ci ha suggerito di prendere un bastone di bamboo, messo a disposizione dei viaggiatori, per poter fare rumore che respinge le scimmie. Queste, in realtà, sono tutt’altro che ospitali. Per una visita serena dei luoghi è opportuno non indossare zaini, se possibile, non avere del cibo a portata di mano – le scimmiette non si fanno scrupoli nell’aprire zip, sottrarre cibo, macchine fotografiche e bottigliette! Le abbiamo anche viste bere i rimasugli di birra dalle lattine abbandonate davanti al tempio.
Siamo riusciti a girare per buona parte del parco, con una leggera tensione, senza problemi. L’interno del tempio principale è piuttosto kitsch. Una volta tolte le scarpe, attenzione agli escrementi delle scimmie all’interno. Questo tempio non brilla per la sua pulizia!
Avvicinandovi verso il lago, la colonia di scimmie sarà più visibile. Se, come noi, avrete la sfortuna di incontrare dei turisti desiderosi di dar da mangiare alle scimmie, acquistando panieri di banane dai guardiani, la visita prenderà una piega diversa. Le scimmie diventano più aggressive quando devono contendersi il cibo. Questo ha contribuito all’impossibilità di avvicinarsi al lago, esattamente come aveva previsto il nostro driver.
Nonostante tutto, questo tempio merita di essere visto. Non solo è un luogo fuori dall’ordinario, ma è una vera chicca del Nord della Thailandia ed è una tappa ideale quando si programma un’escursione a Chiang Rai.
I confini e il Triangolo d’Oro
Quale esperienza sarebbe più memorabile quando si visita il punto più a nord della Thailandia se non andare a vedere il confine con la Birmania? Non avendo il visto per entrare nel paese vicino, ci siamo limitati ad osservare i borders, le bandiere sventolanti, i ristorantini di frontiera e i mercati.
Il nostro autista ci ha raccontato che i thailandesi vanno in Birmania per comprare il whisky, perché il prezzo è esente dalla tassazione locale, ma la quantità è piuttosto limitata per evitare che la gente ne consumi troppo, a detta della legge. I birmani, invece, attraversano la frontiera per fare acquisti al mercato frontaliero, che, stando all’esperienza del nostro simpatico driver, è uno dei più economici del paese perché la sua vicinanza alla frontiera lo rende meno soggetto a forti tassazioni. Sarà vero? L’affluenza era importante e con due bambini stanchi ed un programma molto ricco non abbiamo osato concederci un giro di shopping. Col senno di poi, forse, avremmo dovuto.
Il Triangolo d’Oro
Il Triangolo d’Oro è un’altra perla della Thailandia. Si tratta di un belvedere, in cui troneggia un’enorme statua di Buddha d’oro sul promontorio che si affaccia direttamente sul fiume Mekong. Improvvisamente mi è tornato un ricordo della mia adolescenza: l’ora di letteratura francese, l’Amante di Marguerite Duras e le descrizioni del Mekong nel sottofondo di una trama più complessa. Non avevo mai pensato che avrei potuto vedere anche io quel fiume e per un momento mi sono sentita fiera della strada percorsa.
Sotto il tempio, attraverso una lunga scalinata, per niente passeggino e sedia a rotelle friendly, si accede all’imbarcadero da cui partono numerose crociere per avvicinarsi al famoso Triangolo d’Oro. Adesso che ho stuzzicato la vostra curiosità e sono sicura di avere la vostra attenzione, posso finalmente rivelarvi di cosa si tratta. Il Triangolo d’Oro altro non è che il punto in cui tre paesi, Thailandia, Laos e Birmania, si incontrano. Geograficamente, i tre paesi costituiscono un triangolo lungo il Mekong. Ed un punto d’osservazione, in alto, ne celebra l’eccezionalità.
L’attributo d’oro, invece, si riferisce al fatto che la zona geografica comune altro non è che uno dei maggiori punti di produzione di cocaina a livello mondiale. Non è un caso che a pochi passi dai due belvedere si trova il Museo dell’Oppio.
Il Museo dell’Oppio
Lo so cosa state pensando in questo momento. Che senso ha inserire dentro un’escursione a Chiang Rai una visita al Museo dell’Oppio quando si viaggia con i bambini? Non lasciate spazio ai dubbi e visitatelo pure tranquillamente. Il museo non esalta la droga, ma racconta, molto bene, la storia di un territorio il cui destino è sempre stato legato alle piantagioni di oppio.
Il museo si visita abbastanza rapidamente. I pochi ambienti che lo compongono sono piuttosto scenografici e attireranno l’attenzione dei bambini. Sarà un’occasione per spiegare qualcosa ai più grandi, nel complesso il museo racconta un pezzo di storia e rivela tanti particolari di queste zone di frontiera, rurali e povere. Sarebbe un peccato perdere l’occasione di addentrarsi di più nella cultura del luogo.
Ultima tappa della nostra escursione a Chiang Rai, questa visita è stata la ciliegina sulla torta di una giornata davvero incredibile. Nonostante l’euforia, sulla via del ritorno, abbiamo iniziato ad assaporare l’idea elettrizzante dell’escursione del giorno dopo.
Escursione a Chiang Rai, una giornata ricca di scoperte
Prevedere un’escursione a Chiang Rai, sia che alloggiate sul posto o che vi troviate a Chiang Mai, è una tappa imperdibile. Ormai lo avrete capito, il Nord della Thailandia è una parte davvero speciale del paese. Basta dedicare almeno un paio di giorni per riuscire a scoprire la parte più autentica di un paese che non solo non vi tratterà come dei turisti cui spillare soldi, come nelle località di Bangkok, Krabi o Phuket, ma in cui vi sentirete accolti perché interessati a un pezzo di cultura del paese.
E se questa prospettiva vi seduce, proprio come ha sedotto noi, non dovrete fare altro che prevedere una piccola tappa al Nord senza rinunciare ad un’escursione a Chiang Rai.
Ciao! Quest’estate andrò in Thailandia e dopo Bangkok andrò a Chiang Rai e poi Chiang Mai. Mi sai consigliare un’agenzia per il tour di Chiang Rai? Grazie!
Ciao Sara, noi abbiamo girato la provincia di Chiang Rai con un driver (carinissimo e gentilissimo), propostoci dal servizio escursioni del nostro hotel (il Pan Kled Villa Ecoresort), ma abbiamo usufruito del servizio di un tour operator per visitare un elephant camp. L’esperienza è stata bellissima e Peter, il titolare, è una persona davvero squisita. La sua agenzia si chiama Yada Travel. Lo consiglio ad occhi chiusi! Buon viaggio a te!
Buongiorno le chiedo se le guide parlano Italiano. Grazie mille.
Buongiorno, le chiedo scusa se rispondo solo ora. Il commento era finito nello spam per sbaglio. Le guide parlano per lo più inglese. Noi non siamo riusciti a trovarne di italofone, probabilmente questo potrebbe avere un impatto sul prezzo, qualora ce ne fossero di disponibili.