La tradizione sicula e la memoria dei defunti
Da quando vivo in Francia, ho visto aumentare l’interesse di grandi e piccini per la festa di Halloween. Da un paio d’anni, invece, sembra che a Parigi si moltiplichino gli eventi legati alla cultura messicana e al Dìa de los muertos. Due culture a confronto, che non trovano radici in quella francese. Eppure, nell’intimità di casa, limitandomi ad offrire dolciumi ai bambini che bussano alla porta, continuo a rendere omaggio alle mie origini sicule, festeggiando la festa dei morti in Sicilia.
La storia della festa dei morti
In Sicilia continua a sopravvivere la tradizione della festa dei morti in Sicilia. Questa risale al X secolo D.C;, periodo in cui numerose feste pagane erano ancora molto sentite dalla popolazione. Il 31 ottobre, per esempio, era il Capodanno celtico, giorno in cui la notte diventa più lunga del giorno. L’oscurità, secondo i celti, permetteva al Principe delle Tenebre di richiamare a sé le anime degli spiriti, autorizzati, durante quella lunga notte, a tornare nel mondo vivi. Per porre finire a tutte queste credenze, Papa Gregorio II nel 835 D.C. decise di spostare la festa di Ognissanti dal 13 maggio al primo novembre. Verso la fine del X secolo, una nuova festa, la commemorazione dei defunti, venne istituita il 2 novembre con l’avvallo della Chiesa, al fine di cancellare le antiche reminiscenze delle feste pagane.
In cosa consiste la festa dei morti?
Contrariamente ad Halloween, notte in cui gli spiriti dei defunti vengono scacciati attraverso travestimenti grotteschi, la festa dei morti celebra il ricordo dei defunti cari.
La tradizione sicula vuole che nella notte tra l’1 e il 2 novembre i defunti ritornino nel mondo dei vivi per portare ai bambini, le nuove generazioni, dolciumi e doni.
In pratica, esistono dei veri e propri mercati aperti durante la notte, le cui bancarelle vendono giochi, dolci e frutta secca, in cui i genitori vanno ad acquistare i doni dei morti.
Benché possa apparire macabra, questa tradizione serve a mantenere vivo un legame con nonni, bisnonni, zii o genitori che a volte non ci sono più. E l’idea di questo contatto, che si manifesta tramite il dono, non ha una valenza consumistica, ma educativa: serve a mantenere la memoria della famiglia, a creare o a mantenere vivi i legami tra le generazioni.
I dolci dei morti
I morti non offrono ai bambini dolci che si possono assaggiare durante l’anno, ma i loro dolci: dalle ossa dei morti, ai tutù, dai taralli ai biscotti regina. Questi, insieme alla frutta secca, costituiscono il canestro. Un cestino di paglia che oltre ai dolcetti e alla scacciu (la frutta secca, contiene anche la frutta martorana (pasta di mandorle a forma di frutta o dalle guise più svariate).
A fare da contrappeso a quest’esplosione di zuccheri, sono le fave. Queste, presenti nei banchetti funebri greci e romani, simboleggiano l’immortalità.
La Pupa di zucchero
Questa è una bambola vera e propria (la pupa) di zucchero solido, le cui fattezze riprendono attingono spesso all’immaginario del cunto siculo (una forma di racconto orale, tramandata di generazione in generazione e sopravvisuta spesso nelle famiglie di teatranti e pupari). Le pupe tradizionali hanno spesso le fattezze dei personaggi del ciclo carolingio: cavalieri che ricordano Orlando (quello Furioso!) e principesse che ricordano Angelica. La tradizione vuole che queste vengano nascoste e che per trovarle venga creata in casa una vera e propria caccia al tesoro.
L’importanza della memoria della festa dei morti
Seppur senza dolci, né pupe di zucchero, per noi è importante celebrare la festa dei morti con uno spirito positivo. In particolar modo, da quando è nato Lilou sento la necessità di condividere con lui le mie origini. Lui che è cittadino del mondo, un po’ italiano, un po’ francese, deve scoprire ancora quanto ricche siano le tradizioni italiane (e quelle siciliane in particolare). Questa festa che trasforma la tristezza in gioia, ci permette di ricordare il nonno e i bisnonni, che non ha mai incontrato e di cui gli parliamo tanto, che probabilmente sono su quella stella di cui lui porta il nome.