Mamma, cosa facciamo domani? Un’altra gita in barca?, ha chiesto una sera Lilou.
No, Amore, domani andremo a Phuket in traghetto.
E sarà bello come ieri?
Sarà diverso.
Difficile accettare che un lungo viaggio dall’altro capo del mondo possa finire. Avevamo già sperimentato questa sensazione quando eravamo stati in Giappone, condividerla con i pargoli, ha avuto un sapore agrodolce.
Perché andare a Phuket in Traghetto
Durante il nostro soggiorno in Thailandia, non abbiamo potuto evitare gli spostamenti in aereo. Non che fosse l’unica possibilità, ma, considerata la presenza dei pargoli, abbiamo optato più volte per degli spostamenti che riducessero i tempi di percorrenza e che fossero meno pesanti per dei bambini.
Per la nostra ultima tappa, volevamo godere dei magnifici panorami marittimi thailandesi, spostandoci lentamente. Ancora una volta, avevamo visto sul sito 12GoAsia la possibilità di effettuare la traversata in motoscafo. Ancora una volta, la signorina del banco escursioni è stata previdente, chiedendoci quanti bagagli avessimo e suggerendoci un’altra alternativa: il ferry, ovvero il traghetto.
Il costo del biglietto (i bambini non pagano!) comprende il servizio di pick-up al vostro hotel di Krabi, la traversata e di drop off al vostro hotel di Phuket.
La nostra esperienza a Phuket in traghetto
Il Pick up
Il nostro viaggio in Thailandia ci ha permesso di scoprire un aspetto del Sud Est Asiatico di cui non sospettavamo l’esistenza, ovvero gli orari approssimativi. Mentre aspettavamo nella hall del nostro albergo che venissero a prenderci, eravamo agitati. L’orario della partenza del traghetto si stava avvicinando, ma di autisti neanche l’ombra.
Uno degli impiegati della reception si è offerto di chiamare il numero presente nella prenotazione, rassicurandoci sul fatto che il ferry non sarebbe partito senza di noi. Eppure, si sa, paese che vai, usanza che trovi. L’idea che gli orari di partenza, tanto degli aerei, quanto dei traghetti, fossero approssimativi, non ha mai scalfito il muro della nostra puntualità europea. In ansia, siamo rimasti in attesa del nostro driver.
Una volta arrivato il signore designato, siamo stati invitati a salire sul rimorchio di un camion aperto che aveva una panca per lato. Le valigie posizionate al centro, siamo rimasti seduti, tenendoci saldamente alle panche finché non abbiamo raggiunto l’imbarcadero nel porticciolo di Nopparat Thara Pier.
Al Porticciolo
Dopo essere stati depositati ci siamo avvicinati al traghetto insieme a numerosi viaggiatori, tutti stranieri. Non avendo ricevuto spiegazioni siamo rimasti in fila, finché all’improvviso, una signora thailandese, con tono militaresco, ci ha informati che le nostre ricevute non erano dei biglietti, ma dei semplici voucher che avremmo dovuto scambiare con dei biglietti. La fila si è dunque spostata alla biglietteria e poi a seguire lungo i tavoli che la circondavano. Qui, degli addetti hanno incollato sui nostri vestiti un adesivo col nome della località in cui avremmo soggiornato una volta arrivati, nel nostro caso Karon Beach.
L’accesso al traghetto
Se pensate di voler andare a Phuket in traghetto ma siete accompagnati da un neonato o da un viaggiatore su sedia a rotelle, sappiate che l’accesso alle navi non è affatto equipaggiato per chi viaggia su ruote.
Per accedere al traghetto abbiamo dovuto attraversare i ponti posteriori di due barche perché in Thailandia barche vengono parcheggiate l’una di fianco all’altra, obbligando i passeggeri ad attraversarle tutte per poter raggiungere il molo. Così con due bambini a seguito, tre valigie ed un passeggino, abbiamo dovuto fronteggiare delle sfide architettoniche domandando aiuto al personale di bordo.
La traversata
Durante il nostro viaggio in Thailandia, ci siamo sentiti in balìa degli eventi e del nostro autista solo in occasione delle nostre escursioni al Floating Market e alle Phi Phi Islands. Guardando l’orologio ci siamo accorti che l’ora della partenza annunciata al momento della vendita era già passata, che il traghetto continuava a riempirsi di passeggeri e che nessuna comunicazione era stata condivisa. Sapevamo che la traversata sarebbe durata poco più di due ore e che un temporale era in arrivo, ma della partenza nessuna traccia.
Volendo evitare l’interno e l’aria condizionata, abbiamo deciso di fermarci sul ponte di poppa. Ci saremmo rintanati solo in caso di temporali. L’aria era molto umida e la partenza è stata particolarmente lenta.
Con un ritardo di circa mezz’ora, finalmente, la nave ha iniziato a muoversi, scivolando lentamente dalla baia e raggiungendo con altrettanta lentezza il mare aperto. Eppure, non abbiamo fatto in tempo a prendere velocità quando ci siamo fermati. Un motoscafo ci ha raggiunti.
Pirati?, ci siamo chiesti tutti. E mentre molti passeggeri si spostavano fuori per vedere e capire cosa stesse succedendo, delle persone passavano dal motoscafo alla nave, il tutto senza la benché minima informazione. Grazie ai nuovi arrivati arrivati abbiamo scoperto che un gruppo era partito da Railay Beach.
Ancora dieci minuti e un’altra imbarcazione si è accostata alla nostra per fare salire gli ultimi passeggeri. A quel punto avevamo capito: raccoglievano persone in diversi punti della costa e li accorpavano direttamente in mare. Ma a che pro? Passare da un motoscafo o da una barca a motore ad un traghetto con valigia o bagagli di varia natura (c’era chi aveva attrezzature da mare di dimensioni più o meno grandi) ha richiesto tempo e sforzi fisici non indifferenti. Ed ecco superata l’ora di ritardo. E noi, ingenui, pensavamo di arrivare al nuovo hotel in tempo per un bagno in piscina!
Fatti i conti con la realtà, ci siamo rassegnati ad un pomeriggio senza orari. Lila si è addormentata e col vento in poppa, abbiamo sfidato il meteo, clemente fino a quel momento, per raggiungere la nostra ultima tappa di viaggio.
L’approdo a Rassada Pier
Arrivare a Phuket in traghetto è stata un’esperienza davvero bella. Abbiamo visto da lontano numerose isole, per lo più disabitate. Ammirare la bellezza dei paesaggi di mare del Sud Est Asiatico è stata un’ottima idea, ma eravamo ancora ignari di quello che sarebbe successo una volta approdati.
Appena entrati nel porticciolo Rassada Pier ci siamo accorti che non c’era alcun accesso al molo. E all’improvviso il sospetto è diventato una certezza quando il traghetto ha iniziato a fare le manovre per attraccare al fianco di un altro grande traghetto.
Raccolte le nostre cose e i nostri bambini incerti sugli scalini dei traghetti, ne abbiamo attraversati tre, con l’aiuto di viaggiatori solidali, prima di approdare al molo. Qui un signore ci ha distribuito dei gettoni che aprivano i tornelli del porto pochi passi dopo.
Il Drop off in albergo
Usciti dal porto, abbiamo trovato numerosi van parcheggiati. Gli autisti avevano affisso dei cartelli indicanti diverse località. Noi abbiamo raggiunto la nostra e abbiamo avuto fortuna perché il van era già quasi pieno. Una volta saliti, i bambini hanno ricevuto un lecca lecca e via verso Karon Beach.
Al banco delle escursioni ci avevano detto che a causa delle nostre tre valigie probabilmente non ci avrebbero accettati, ma essendo quattro persone con tre valigie, l’autista non ha battuto ciglio. Al contrario, sembrava ben felice di accoglierci e avviarsi verso la destinazione finale.
Miracolosamente, siamo stati i primi ad essere lasciati in hotel. I bambini erano insofferenti e stanchi. Avevamo già accumulato due ore di ritardo e l’unica cosa di cui avevamo voglia era cambiarci, perché l’umidità si era impossessata dei nostri vestiti e ristorarci con una cena. Dopo aver scelto un ristorante in cui fermarci ci siamo resi conto di essere finiti all’interno di un circuito russo, ma questa è un’altra storia che avremo il piacere di raccontarvi se vorrete continuare a leggere delle nostre (dis)avventure in Thailandia.
Considerazioni sull’andare a Phuket in traghetto
Raggiungere Phuket in traghetto, nel complesso, è stata una buona idea perché ci ha permesso di rallentare i ritmi, di godere del paesaggio e del tramonto, oltre che di raggiungere una località di mare rinomata.
Non avere idea di quanto stesse succedendo, non ricevere informazioni di nessun tipo, non è stato piacevole, ma accettando l’idea che un viaggio sia pieno di imprevisti e di situazioni che sfuggono al nostro controllo, dopo aver fatto appello alla nostra capacità di resilienza, siamo riusciti a goderci questa traversata.
Non avevamo idea delle distanze né del traffico della provincia di Phuket. Per raggiungere il nostro albergo a Karon Beach, abbiamo impiegato circa cinquanta minuti. In pratica, tutto il pomeriggio è evaporato spingendoci a chiedere: e se avessimo optato per il trasferimento via terra di tre ore e mezzo, avremmo guadagnato del tempo? Sebbene la risposta non sia certa, non ci pentiamo di aver impresso nella nostra memoria delle immagini bellissime della Thailandia al tramonto.
Mamma?
SÌ, Lilou?
Domani possiamo andare al mare e basta?
Si, Lilou. Domani non dovremo andare a Phuket in traghetto. Andremo al mare e basta.