In queste prime tre settimane di quarantena francese, abbiamo attraversato diverse fasi: la scoperta di questo nuovo universo, momenti di angoscia, slanci positivi e una ricerca concreta di un equilibrio.
Esistono delle tecniche di sopravvivenza al confinement? In qualche modo sì. Sebbene ogni individuo viva in contesti diversi, con incombenze diverse e stati d’animo differenti, lo sforzo comune è quello di resistere a questo tempo indefinito da trascorrere tra le mure domestiche.
Che si lavori da casa o meno, che si abbiano figli a carico o meno, che si abbia l’angoscia per un sussidio o meno, che ci si trovi in un appartamento di otto metri quadri (eh si, avete letto bene! A Parigi le metrature degli appartamenti sono davvero minuscole e care!) o cento… tutto può incidere sul modo in cui si vive la propria quarantena.
Le regole
La prima reazione alla notizia della chiusura delle scuole è stata cercare di capire come poter far fronte a questo periodo. Una delle prime tecniche di sopravvivenza cui ho fatto ricorso è stata una lista di regole. Mi premeva far capire a mio figlio di due anni che il tempo trascorso a casa avrebbe generato una nuova routine. La prima delle tecniche di sopravvivenza al confinement, per differenziare i momenti delle nostre giornate casalinghe, ha previsto la creazione di alcune regole:
- Non restare in pigiama tutto il giorno ;
- Avere cura della propria persona ;
- Mangiare sano (e variare con attenzione l’alimentazione del bimbo) ;
- Mantenere i ritmi quotidiani del mio bambino ;
- Mantenere la casa in ordine e pulita.
Benché all’inizio fossi sopraffatta dal peso della responsabilità di dover gestire da sola il bambino, la casa, il lavoro, la spesa e le angosce del momento, queste piccole regole sono state uno stratagemma vincente per riuscire a trovare un equilibrio che mi permettesse di essere presente a me stessa.
La routine
Una conseguenza immediata delle mie regole è stata la creazione di una routine. Da quando Lilou è nato, mi sono resa conto presto che i bambini, specialmente se piccoli, hanno bisogno di uno schema quotidiano. Lilou ad una certa ora del pomeriggio mi chiede di fare la nanna. E in altri momenti vuole mangiare. L’asilo nido ha contribuito molto alla creazione di una routine dagli orari fissi, che ho cercato di rispettare anche tra le mura domestiche.
La nostra routine si fonda su tre tempi:
La mattina: sveglia, colazione, ci si lava, ci si cambia, facciamo dello yoga mamma-bambino e via con un’attività creativa e dei giochi fino all’ora di pranzo.
La parte centrale della giornata: il pranzo, il riposino, la merenda e l’ora d’aria (ovvero il momento in cui andiamo a prendere aria e a sgranchirci le gambe nel giardino condominiale).
La terza parte: giochi, la cena, l’applauso al personale medico sanitario alle 20 dal balcone (Lilou adora vedere i vicini che iniziano a mandargli saluti), lettura di libri, nanna.
La routine mi ha permesso di rassicurare Lilou che amava particolarmente le sue giornate al nido. In questo modo riesco a tenerlo occupato, a confortarlo mantenendo i suoi orari, ed evito, nei limiti del possibile, di trasmettergli le mie ansie.
La gestione del telelavoro
Il mio vantaggio è quello di non avere un ufficio e di avere un lavoro part-time. Non sono una networker, mi è stata offerta questa possibilità che da diverso tempo a questa parte mi ha permesso di allenarmi a dei ritmi di lavoro intensi da casa (in tempi normali, almeno) e a sviluppare delle tecniche di sopravvivenza per non abbrutirmi davanti al pc del lavoro da casa.
Il grande stravolgimento legato alla quarantena francese si è manifestato in termini di orari. Come poter lavorare nei giorni e negli orari prestabiliti (da me), dovendo gestire un bambino che richiede costantemente attenzione?
Durante la prima settimana di confinement ho lavorato molto nel week-end, approfittando della presenza del papà. Tuttavia, mi sono accorta quasi subito che questa soluzione non era la più adatta al mio lavoro. Ho dunque sperimentato l’idea di svegliarmi prestissimo al mattino e di approfittare delle due o tre ore che precedono il risveglio di mio figlio per poter lavorare. Questo mi permette di dedicargli la mattina e di riprendere a lavorare durante il suo pisolino pomeridiano per altre due o tre ore in base alla sua stanchezza.
In questa fascia oraria riesco a fissare appuntamenti telefonici o riunioni con colleghi e partner esterni.
Sicuramente questi ritmi mi fanno percepire maggiore stanchezza. Mi rendo conto di rinunciare ai pochi momenti che potrei dedicare a me stessa e concedermi le classiche attività da quarantena: guardare film, leggere libri o seguire corsi di formazione. E la sera mi addormento presto, sfinita.
Ogni settimana aspetto l’arrivo del week-end per poter rallentare i ritmi, senza avere l’incombenza del lavoro, condividendo del tempo con la mia famiglia (qualora il papà di Lilou non sia reperibile) e cercando di svolgere altre attività tra le mure domestiche. La nostra preferita è guardare un film proiettato su un telo, dato che, per scelta, non abbiamo la televisione.
La casa
Mantenere la casa in ordine e pulita è fondamentale quando si vive costantemente tra le mure domestiche. In queste settimane ci siamo resi conti di come un appartamento dalla superficie corretta per la città in cui viviamo, riesca a diventare piccolo in pochi minuti.
Lilou ha due anni. E come molti bambini della sua età ama giocare sul pavimento e sparpagliare tutti i componenti dei suoi giochi. Non gli è ancora chiaro il meccanismo del prima gioco, poi sistemo, sebbene al nido stessero già iniziando a lavorare sul concetto e a casa non manchino stimoli in tal senso.
Gestire la casa con un bimbo, che cerca costantemente la mamma come compagna di giochi o che è sempre pronto a fare qualcosa di pericoloso quando mi assento per pochi secondi, è forse l’aspetto più difficile di questo periodo. Per fargli accettare l’idea che la mamma potrebbe non essere sempre disponibile ho pensato di creare una piccola routine quotidiana anche per questo: lo coinvolgo nel rifare i letti, nel caricare il cestello della lavatrice, nello spolverare…
Lilou ha un’avversione nei confronti dell’aspirapolvere. Aspetta che io abbia finito, pur protestando regolarmente. Avrei voluto regalargli un modello simile per bambini, ma non essendo un bene fondamentale non sono riuscita ad acquistarne uno in questo periodo.
Nella sua cucina per bambini ha una spugnetta, un pannetto assorbitutto e una pezzuola. Ultimamente ho notato che ha iniziato ad utilizzarli imitandomi in modo più accurato.
In questo periodo di giornate condivise Lilou ha manifestato la volontà di partecipare ai piccoli riti quotidiani. Dall’inizio del confinement ha imparato ad apparecchiare la tavola (sapeva già sparecchiare le sue stoviglie, grazie al nido). La sua voglia di autonomia lo ha spinto a voler contribuire alla distribuzione di compiti e ad apparecchiare anche per i suoi genitori.
La cura dell’ambiente in cui si vive rientra tra le tecniche di sopravvivenza al confinement, non solo per ragioni legate al proprio equilibrio mentale, ma anche per proteggersi dal virus.
Gli umori dei bambini
Se c’è una costante quotidiana con i bambini – ma non solo! – è che ogni giorno è differente. Anche i piccolissimi subiscono gli effetti negativi di questo periodo di prigionia necessaria. Ansia, stress, noia e timori non mancano.
Certi giorni è davvero difficile riuscire a rassicurare i bambini che non riescono a concentrarsi sulle attività proposte, che non trovano niente di interessante o coinvolgente da fare e non fanno che lamentarsi. Come molti genitori, cerco di essere costantemente creativa nel proporre nuove attività o inventare nuovi modi per coinvolgere Lilou. A volte ritagliare dei momenti di coccole è fondamentale per rassicurarlo un po’.
Altre volte è più opportuno andare in giardino. Noi abbiamo la fortuna di avere un giardino interno al palazzo in cui viviamo. In Francia, la maggior parte dei palazzi hanno un cortile o un giardino interno. Questo ci permette di sgranchirci le gambe, respirare un po’ d’aria, avere un minimo di contatto con la natura ed una parvenza di socialità (stiamo avendo la possibilità di conoscere i nostri vicini) senza uscire fuori dal condominio.
Durante i nostri giri in giardino abbiamo conosciuto una bimbetta coetanea di Lilou. Non è semplice spiegare ai bimbi che non possono scambiarsi i monopattini o giocare con la palla insieme. L’idea di rispettare il famoso metro di distanza sembra improponibile, ma negare loro il piacere di vedere un altro bambino è qualcosa di crudele. Da genitori interveniamo solo perché un minimo di distanze venga rispettato. Sentirli ridere e parlare tra loro o vederli correre contenti basta per tirar sù l’umore quando questo sembra essere sotto i piedi.
Non esiste una regola universale per far fronte agli umori dei bambini, ma trovare l’attività che li riconforta è forse il modo migliore per arricchire le proprie tecniche di sopravvivenza.
La fine del confinement?
Se la quarantena italiana procede supportata da bolletini e da un’informazione costante, in Francia le informazioni circolano meno. Questo ci getta spesso in uno stato di sconforto perché le uniche notizie concrete che riceviamo sono quelle legate al lavoro del papà di Lilou, mentre il governo non si pronuncia minimamente sulla possibile durata. Molte persone che conosco pensano che torneremo alle nostre vite a fine mese…
Abbiamo già varcato la soglia del primo mese di confinement e, tecniche di sopravvivenza a parte, questo ci spinge a fare numerose considerazioni su come aggiustare il tiro di questo lungo periodo di reclusione. Continuare ad angosciarsi o andare oltre?
Personalmente sto entrando in una nuova fase di questo periodo. Ho smesso di cedere ad ogni sentimento negativo e cerco di autoinfondermi un pizzico di positività e lungimiranza. No, continuo a credere che questo non sia un periodo benedetto, ma cerco di prendere il meglio dalle mie giornate e dagli scambi continui con Lilou. In qualche modo sto avendo l’opportunità di accompagnarlo per un piccolo cammino della sua crescita e, anche se spesso è dura, lo guardo sempre quando si addormenta e penso che lui è l’unica persona al mondo lontana dalla quale non accetterei mai di vivere.
Forse la genitorialità è tutta racchiusa in questo pensiero. Ci si stanca, sotto il peso delle responsabilità, ma poi non se ne può più fare a meno.
Vi auguro di stringere i vostri bambini ogni giorno e di uscire indenni da questo periodo buio.