Volare dopo il Covid non è più come prima. Qualcosa è cambiato e quella tanto desiderata libertà di poter riprendere a viaggiare sembra richiedere un peso da pagare. Siamo realmente liberi? Sarà facile confrontarsi con i cambiamenti legati alle misure preventive?
Noi abbiamo affrontato il primo volo per rientrare in Italia e accertarci che la nostra famiglia stesse bene. Data la distanza tra la nostra città di adozione e quella di nascita, prevedere di rientrare in aereo è stata la scelta più immediata. Eppure, malgrado la ritrovata gioia di recarsi in aeroporto, sembra che tutto sia cambiato e abbiamo deciso di raccontarvi come.
L’ingresso in aeroporto
In Francia, contrariamente al mio aeroporto di destinazione in Italia, l’ingresso in aeroporto è sottomesso al controllo della polizia. Degli omoni armati verificano le carte d’imbarco di chiunque voglia accedere, sbarrando l’accesso a chi non ne è provvisto.
Niente amici o parenti che possano accedere, saluti ed incontri avvengono all’esterno dell’aeroporto.
A prima vista l’aeroporto sembra in parte deserto, ma attenzione alle insidie nascoste!
Perché anticipare l’arrivo in aeroporto
Avevo letto un suggerimento dato dai pochi fortunati che, muniti di un bagaglio in stiva, erano riusciti a prendere il proprio volo: anticipare l’arrivo in aeroporto di almeno un’ora.
Nel dubbio di rischiare di dover correre all’interno dell’aeroporto con un bimbetto a seguito, abbiamo preferito anticipare il nostro arrivo. Il suggerimento è stato particolarmente appropriato: la fila per la consegna dei bagagli della nostra compagnia low cost (Transavia), che prevedeva tutte le destinazioni, ci ha obbligati a restare in attesa per ben quarantacinque minuti.
Lilou continuava a chiedermi quando avrebbe preso l’aereo, deluso da quella coda infinita e dalla promessa continua di partire da parte della sua mamma.
La permanenza in aeroporto
Avevamo avuto il sentore che volare dopo il covid avrebbe comportato qualche cambiamento, ma non ci aspettavamo di confrontarci ad un aeroporto semideserto con pochissimi servizi.
Prima di accedere all’area passeggeri, oltre ai controlli di sicurezza abbiamo dovuto passare il controllo passaporti. Lo ammetto: ho sudato freddo. Avevo la carta d’identità di mio figlio e non il suo passaporto, dando per scontato che in Europa non avremmo avuto problemi. Per fortuna, non mi è stato mosso alcun rimprovero.
I punti ristoro sono dimezzati. Fortunatamente avevo previsto qualcosa per il viaggio, ma se avessi deciso di acquistare del cibo in aeroporto, la scelta si sarebbe rivelata piuttosto minima e forse troppo limitata per un bambino.
Una volta giunti al gate, lo spettacolo delle aree di attesa praticamente vuote è stato incredibile. L’area giochi per i più piccini era chiusa. E, per la prima volta, abbiamo avuto l’imbarazzo della scelta per sederci ovunque volessimo durante l’attesa del volo.
Attenzione ai gesti barriera
Volare dopo il covid ha imposto una serie di cambiamenti con i quali abbiamo dovuto confrontarci. Primo fra tutti, l’obbligo della mascherina: in aeroporto e sull’aereo viene richiesta una mascherina chirurgica usa e getta. Bandite dunque tutte le mascherine lavabili. Il personale di terra vi inviterà a recarvi nei pochi punti vendita aperti dell’aeroporto per acquistarne una accettata.
Ogni passeggero deve viaggiare con la propria boccetta di gel idroalcolico.
La vostra compagnia aerea vi chiederà di munirvi di una penna per compilare delle autocertificazioni che verranno fornite direttamente a bordo.
Qualche settimana fa, i voli con l’Italia imponevano che i bagagli a mano venissero automaticamente stivati. Tuttavia, da fine luglio tale misura non è più attuale. Noi siamo riusciti a riporre in cappelliera il nostro passeggino yoyo.
In aereo
Volare dopo il covid implica cercare di limitare quanto più possibile i propri spostamenti nell’aeromobile. Dei messaggi preregistrati lo ricordano costantemente.
Si è invitati a tenere zaini e borse sotto il sedile davanti a sè (soluzione piuttosto comoda per chi, come me, viaggia con bambini).
Un altro invito costante è quello di mantenere quanto più pulito possibile il proprio posto – esercizio impegnativo quando un bambino di due anni mangia un cracker! Io ho fatto del mio meglio per limitare le briciole e la produzione di rifiuti.
Ad averci lasciati perplessi è l’assenza di distanziamento in aereo. Nessun posto libero tra un passeggero e l’altro, al contrario, sembrava che l’aereo fosse al completo.
La nostra esperienza
Una volta sull’aereo, Lilou sembrava non aver atteso altro in tutti questi mesi. Seppur avesse un biglietto con relativo posto a sedere tutto per lui, per la prima volta, sembrava padroneggiare benissimo la situazione: dove sedersi, cosa fare, come allacciare la cintura e come riconoscere le spie in volo. La sua reazione è stata decisamente positiva.
Volare dopo il covid prevede non solo il rispetto dei gesti barriera, che ormai fanno parte del nostro quotidiano, ma anche la capacità di autoregolarsi, autoimponendosi il rispetto del distanziamento sociale. Nessuno ve lo imporrà, ma sarà opportuno rispettarlo, specialmente in questo periodo in cui il virus circola ancora.
Ammetto che volare in queste condizioni non ha più il sapore di libertà e la carica di gioia dello scorso anno. Occorre essere prudenti e attenti all’ambiente circostante. Per maggiori informazioni consultate il sito dell’enac.
Tutto sommato, la nostra esperienza ha sfatato dubbi e paure legati ad un’esperienza (quella del viaggio) che si è trasformata in un motivo di ansia per molti. Tutto è possibile, ma la prudenza non è mai troppa.
E voi, avete previsto viaggi? Siete pronti ad indossare la vostra mascherina e a sfidare il virus?
La mia esperienza con l’aereo prima della pandemia è limitata a un unico viaggio (però ho fatto scalo e cambiato aereo sia all’andata che al ritorno) in Sicilia. Non ho nemmeno il passaporto ma tante mete lontane nella mia lista dei desideri. Arriverà il momento di raggiungerle e, nonostante tutte le accortezze che occorrerà adottare, sarà emozionante mettere piede in un posto sognato tanto a lungo.
Cara Nadia, hai colto nel segno! L’importante non è andare lontano o accumulare aerei, ma realizzare un sogno! Ti auguro di riuscire a visitare quanto prima (pandemia permettendo!) i paesi che compongono la tua lista!
Noi non abbiamo ancora volato dopo il covid, sono un po’ preoccupata perché mio figlio è nell’età in cui tocca tutto, motivo per cui abbiamo limitato i viaggi in treno e ci stiamo spostando solo in auto. Siamo però andati di recente in aeroporto a Torino per andare a prendere/accompagnare suo padre in arrivo/partenza da/per il Regno Unito ed era tutto molto più rilassato rispetto a quello che racconti tu e mi è stato confermato da altre amiche che hanno volato recentemente. Mi pare che ogni aereoporto decida in autonomia quali regole applicare e che ci sia un po’ di confusione!
Suppongo che le regole cambino anche da paese a paese. In Francia sono sempre state molto rigide dalla riapertura delle frontiere. E la stessa rigidità l’abbiamo notata in Islanda. Mentre in Italia e in Olanda abbiamo avuto la sensazione che tutti fossero estremamente più rilassati. Non so se esiste un torto o una ragione, ma suppongo che se esistesse un protocollo europeo sarebbe più semplice raccapezzarsi.