Mamma, Papà, io voglio vedere gli elefanti di Chiang Rai!, ha esclamato una sera Lilou poco prima di addormentarsi nel nostro hotel di Bangkok.
Dopo uno scambio di sguardi, attimi di panico e qualche ricerca al volo, ci siamo detti che avremmo potuto dar vita a quella richiesta. Eppure qualche dubbio continuava ad attanagliarci. Perché qualche tempo prima, quando preparavamo l’itinerario di viaggio, avevamo avuto l’infelice idea di mostrare a Lilou un video dell’esperienza in un elephant camp in Thailandia e lui aveva trattenuto un’unica informazione che, in un men che non si dica, si era trasformata in un enorme ostacolo: il possibile, anzi, quasi certo, incontro ravvicinato con lo sterco durante il bagno con gli elefanti. Sulle prime si era impuntato. Un no secco riecheggiava ogni volta che provavamo a testare il terreno per capire se avesse cambiato idea.
No, io non voglio fare il bagno con gli elefanti!
Non so quando e come l’idea di provare quest’esperienza sia cambiata in lui, ma per fortuna la curiosità ha prevalso sulle sue resistenze a tal punto da sovvertirle. Accettata la sfida di dover programmare quest’attività nel giro di pochissimo tempo, ci siamo imposti una sola parola d’ordine: l’incontro con gli elefanti di Chiang Rai sì, ma a patto che fosse cruelty free.
Perché un incontro con gli elefanti in Thailandia?
L’elefante è l’animale simbolo della Thailandia, oltre che l’immagine di una divinità, Ganesh, venerata anche in questo paese. Come perdere un incontro ravvicinato con questi animali maestosi nel loro luogo d’origine?
Andare con i bambini in un campo di Elefanti di Chiang Rai ha assunto ai nostri occhi la possibilità di dimostrare ai nostri figli non solo come vivono gli animali in contesti quanto più naturali possibili, ma soprattutto introdurre il concetto di cattività, di crudeltà nei confronti degli animali e dell’importanza di preservare molte specie in natura.
Ovviamente abbiamo dovuto tenere conto del fatto che i cavalli, o gli altri animali, che solitamente consideriamo da traino, non sono specie endemiche della Thailandia. Questo dettaglio ci ha spinti a capire di più perché le fattorie dell’entroterra che abbiamo visto avessero tutte degli elefanti. E, sebbene la loro presenza fosse giustificata, continuavano ad infastidirci tutti quei luoghi che proponevano show animali, al solo fine di lucrare.
L’idea di giocare a fare i piccoli coloni inglesi, cavalcando gli elefanti di Chiang Rai, proprio non ci interessava. Volevamo offrire ai nostri figli un incontro gioioso con questi animali, perché loro imparassero ad averne cura e rispetto, a prescindere dalle nostre visioni.
Dove trovare gli elefanti a Chiang Rai?
Se la non lontana Chiang Mai pullula di elephant camps, in cui la cultura cruelty free si sta diffondendo sempre più, la nostra meta, Chiang Rai, sembrava ospitarne davvero pochi. Grazie alle App, abbiamo iniziato a prendere informazioni sui vari tour proposti, giungendo alla conclusione che un tour di una mezza giornata sarebbe stato l’ideale con due bambini piccoli e potenzialmente reticenti.
A convincerci più di tutti è stato Yada Travel, un tour operator locale. Non solo sono stati rapidi e cordiali nelle risposte (esiste la possibilità di chattare con loro!), ma ci hanno assicurato un’esperienza quanto più vicina ad un approccio cruelty free.
Anche in questo caso, come per la nostra escursione a Chiang Rai, abbiamo prenotato appena 24 ore prima il nostro tour. Questo, come tutti gli altri d’altronde, prevedeva un pick-up al nostro hotel alle 8 del mattino ed un rientro intorno alle 13.
Come preparare la visita
Quando si decide di trascorrere una giornata in compagnia degli elefanti di Chiang Rai (o di Chiang Mai), occorre prendere qualche precauzione. Prima di tutto, non bisogna di dimenticare costume da bagno, crema solare ed asciugamani. A seguire, occorre essere muniti di un cappello, un costume di ricambio, delle ciabatte e dei sacchetti di plastica in cui isolare il costume sporco e le infradito. Tuttavia, è possibile che il tour operator vi chieda di indossare scarpe chiuse qualora un piccolo trekking sia previsto.
In queste occasioni, avere una fotocamera anfibia, come una gopro, o una protezione per il cellulare è fondamentale.
La visita agli elefanti di Chiang Rai
La nostra visita è iniziata con una piccola sorpresa. Inizialmente, eravamo convinti che la nostra escursione fosse di gruppo. Ma una volta sull’auto di Peter, la nostra guida, abbiamo scoperto che avremmo fatto un tour privato. Dal momento che non sapevamo come avrebbero reagito i bambini, abbiamo pensato che la condizione fosse ideale per noi.
Una volta arrivati sul posto siamo rimasti interdetti. Ci siamo fermati nel parcheggio a fianco di un negozio di frutta e verdura. E abbiamo aspettato che la responsabile venisse a prenderci. Durante l’attesa abbiamo indossato dei costumi tradizionali thailandesi (bambini inclusi) e successivamente raggiunto, a bordo di un pick-up, la collina in cui si trovavano gli elefanti. Sul posto, la signora che gestiva la presenza dei turisti è stata dolcissima nei confronti dei bambini. Ha colto la paura iniziale, ha spiegato loro come entrare in contatto con gli elefanti – il linguaggio dei gesti è una forma di comunicazione che supera i confini e arriva dritta al cuore! – e li ha presi in braccio ogni volta che lamentavano stanchezza, quasi fosse una persona di famiglia.
Il campo ospitava due elefanti: Sham e Sheila, rispettivamente di 92 e 63 anni. Li abbiamo nutriti con manghi, banane e ananas e abbiamo rotto il ghiaccio di questo incontro, iniziando ad accarezzarli. All’inizio eravamo impacciati. Lila li guardava affascinata e si nascondeva tra le mie gambe. Lilou era incerto: avrebbero voluto accarezzarli, ma si sentiva talmente piccolo e insicuro davanti ad animali così possenti che ritraeva di continuo la mano. Allora, su invito della signora, noi genitori abbiamo dato l’esempio.
La passeggiata e il bagno con gli elefanti
Dopo il primo spuntino abbiamo accompagnato Sheila e Sham a fare una passeggiata attraverso la vegetazione. Quello che ai bambini è apparso come un piccolo trekking dentro la giungla, in realtà è stata una breve camminata per arrivare alla base della collina su cui si trovava il campo. Alle pendici si trovava un fiume, che oltre ad irrigare le zone circostanti, veniva utilizzato per il bagno degli elefanti.
Qui, la signora e due membri del campo hanno fatto accomodare gli elefanti di Chiang Rai, offrendoci delle ciotole per lavarli. Gli elefanti, sebbene non fossero più cuccioli, si sono lasciati coccolare in modo del tutto naturale. Il fiume era talmente pulito che si poteva scorgere il fondo con tanto di particolari.
Lilou è rimasto in piedi su una specie di diga tutto il tempo. Ha assistito quasi subito alla produzione di sterco e non ha voluto mettere piede in acqua. Eccetto questo momento, ha partecipato attivamente al bagnetto degli elefanti, superando le proprie paure e accarezzandoli senza esitazione.
Una volta terminato il bagno, ci siamo diretti tutti ad un recinto vicino al fiume.
Il recinto e i saluti
In prossimità del recinto si trovava una specie di struttura protetta da una tettoia, contentente dei tavoli e vicinissima ad un piccolo pollaio. Sui tavoli, la signora aveva distribuito caschi di banane, ananas, canne da zucchero, zucche e manghi. Abbiamo nutrito nuovamente gli elefanti di Chiang Rai. Questa volta i bambini si erano liberati di qualunque timore, si avvicinavo e porgevano il cibo con grande naturalezza.
Sia Lilou che Lila hanno ricevuto bacini umidicci dalla proboscide dei nostri nuovi amici. E noi genitori ci siamo lasciati trasportare dall’euforia del momento. Una cosa era certa: non solo noi avevamo fatto cadere le nostre barriere, ma anche Sheila e Sham sembravano averci accettati.
Dopo qualche coccola e degli arrivederci infiniti, abbiamo ripreso il cammino per raggiungere la cima della collina dove il pick-up ci aspettava insieme alla nostra guida.
Ritornati al parcheggio, ci siamo cambiati, restituendo i vestiti e salutando la Signora che ha reso la nostra visita un momento speciale. E anche se la situazione sembrava totalmente surreale: ci siamo salutati dentro il piccolo negozio di frutta e verdura, mentre i bambini ricevevano banane per una merenda mattutina.
Wat Tham Phra
Mettere fine alla visita del campo degli elefanti di Chiang Rai non è stato facile. Ci siamo sentiti talmente tanto accolti da aver sentito un pizzico di nostalgia quando l’auto ha lasciato il parcheggio. Eppure la nostra guida, Peter, dall’animo sensibile, ha speso due parole su questo nuovo partenariato, chiedendoci un feedback e promettendoci una piccola perla sulla strada del rientro.
Dopo circa un quarto d’ora ci siamo fermati a ridosso di una montagna. Durante il percorso di andata avevo adocchiato diversi templi che sorgevano a ridosso di pareti rocciose, ma il Wat Tham Phra, è stato davvero una scoperta.
Si tratta di un tempio ricavato all’interno di una grotta abitata da una ricca colonia di pipistrelli, tanto da essere conosciuto anche come Buddha Cave Temple. Al suo interno si trovano sette statue di Buddha, ognuna delle quali corrisponde ad un giorno della settimana. Peter, buddista e expat in Thailandia, ci spiegava che ogni buddista è devoto ad un particolare Buddha ed ha coinvolto Lilou in un piccolo rituale con l’incenso per rispondere alla sua enorme curiosità sui riti cui aveva assistito nei giorni precedenti.
Come molti luoghi di culto nati in contesti estremamente poveri, questo tempio non ha grandi pretese, ma possiede una sorta di bellezza ipnotica dovuta alla sua conformazione e alla fusione tra un luogo naturale ed un tempio.
Il rientro in hotel
La nostra escursione al campo degli elefanti di Chiang Rai si è conclusa alle 13 circa, orario in cui siamo stati lasciati in albergo. Prima di congedarci da Peter, abbiamo pagato la nostra escursione – rigorosamente in contanti!
Euforici per via di una mattinata che ci ha permesso di tornare ad essere un po’ bambini, meravigliandoci davanti alla dolcezza di questi animali enormi e possenti, abbiamo pranzato al ristorante del nostro albergo, commentando quella prima parte della nostra giornata ricca di emozioni.
Mamma e Papà, vedere gli elefanti è stata la cosa più bella del nostro viaggio in Thailandia, ha commentato Lilou. Come dargli torto?