Ogni viaggio che si rispetti ha la sua dose di disavventure. Se penso alla mia infanzia, ricordo gli imprevisti legati al camper, le infiltrazioni d’acqua sul tetto o ancora le ruote gemmellate bucate. E, se fino ad oggi, ho avuto a che fare con voli in ritardo o cancellati ripetutamente, visitare il Floating Market di Damnoen Saduak mi ha permesso di ritrovare la pace. Perché, come ripeteva mio nonno, quasi fosse una specie di mantra per resistere alle avversità della vita, al peggio non c’è mai fine. E all’improvviso, ritardi, vacanze ridotte e voli cancellati, mi sono sembrati una bazzecola rispetto all’incubo di questa esperienza. E ora vi racconto il perché.
Il Floating Market di Damnoen Saduak, una scelta casuale (per noi)
Pensavamo fosse divertente visitare Bangkok in famiglia, o, in questo caso, i dintorni, andando ad un mercato galleggiante. Il banco escursioni del nostro pessimo albergo, però, non ci ha offerto alternative. La questione era molto semplice: o quello che proponiamo noi, o niente. Inconsapevoli, abbiamo accettato, senza accertarci di alcuni particolari. Per esempio, cosa avrebbe compreso la nostra escursione? L’ingresso al mercato e la locazione della barca erano compresi? Dal costo, esoso, abbiamo dedotto di sì. Mai errore si è rivelato più fatale.
La (vana) negoziazzione
Il giorno seguente, dopo circa un’oretta di viaggio in autostrada, siamo stati depositati al Floating Market di Damnoen Saduak senza la possibilità di scegliere a chi rivolgersi per il noleggio della barca. Il nostro driver ci ha lasciati da alcuni suoi amici. Questi non hanno perso tempo nel proporci mille attività (show di coccodrilli, serpenti, scimmie ed elefanti oltre alla visita di un villaggio di donne Karen, le donne giraffa, quelle che indossano numerosi anelli al collo, per intenderci), sfogliando un album fotografico alla buona che sembrava proporre esperienze per coloni inglesi nell’appena conquistata India.
Abbiamo declinato tutte le offerte, accettando solo di visitare il villaggio delle donne Karen. E la prima botta è arrivata subito: 7800 baht per l’affitto della barca a motore cui non c’erano alternative. Vani i tentativi di negoziazione, sotto lo sguardo assente del nostro driver che ci spingeva a pagare. Fosse stato per noi, avremmo fatto dietro front immediatamente. Avendo percorso così tanti chilometri per poter vedere luoghi diversi e insoliti, temevamo di farci un torto per mere questioni economiche. Ci sembrava di sentire Lilou urlare: tutta questa strada per nulla?
E lì una brezza fredda ha fatto increspare la pelle. Come quando Manzoni scrisse quella celebre frase e la sventurata rispose, anche noi, sventurati, abbiamo risposto. Pentendocene amaramente da lì a poco. Abbiamo dovuto pagare con carta (cui l’esercente ha aggiunto la commissione per il pagamento bancomat) perché non avevamo abbastanza contanti. Non eravamo preparati. E questo, signori miei, è stato solo l’inizio. Una sensazione di rabbia, mista a frustrazione ci ha pervasi: non avevamo scelta. Siamo stati talmente stupidi/ingenui da non aver controllato né aver imposto la nostra destinazione finale, scegliendo altri mercati, più piccoli, più economici, meno invasi da flotte di gente e, soprattutto, che non fossero una trappola per spremere i (malcapitati) turisti.
La passeggiata in barca
Abbiamo iniziato con la navigazione dei canali prima di arrivare al mercato vero proprio. E qui la seconda delusione: lo scafista si fermava solo dai suoi amici che chiedevano prezzi folli per oggetti che avremmo potuto trovare altrove per molto meno. Di malumore, siamo stati acquirenti poco comunicati e avvezzi a spendere i nostri dindi sonanti all’interno del floating market di Damnoen Saduak.
La prima tappa
Senza ricevere molte spiegazioni, ad un certo punto della navigazione all’interno del Floating Market di Damnoen Saduak, una signorina ci ha invitati a scendere dalla barca, parlando della nostra prima tappa. Poco consapevoli del giro che avevamo pagato, abbiamo fatto una sosta, obbligatoria, all’interno di una piantagione di cocco per vedere come viene prodotto lo zucchero di cocco, dove ci è stato offerto mezzo bicchiere di acqua di cocco e l’assaggio dello zucchero. Un signore anziano ci ha coinvolti nella lavorazione – estremamente fisica!- di questo prodotto, fatica da immortalare in foto per molti turisti.
Successivamente abbiamo ripreso la navigazione per addentrarci nel cuore del mercato, in cui non serve necessariamente la barca. Il cuore del Floating Market di Damnoen Saduak si erge su una piattaforma sul canale principale. Qui, non solo troverete numerosi ristorantini in cui poter pranzare, ma anche delle boutiques e dei venditori di frutta e del mitico dolce thailandese, il mango sticky rice.
Più animata degli altri canali, questa parte, sembra quella più viva del mercato.
La seconda tappa
Sempre inconsapevoli del giro che avremmo fatto all’interno del Floating Market di Damnoen Saduak, il nostro scafista ha fatto una sosta per permetterci di visitare un tempio buddista. Non che fosse particolarmente interessante. Ne abbiamo visti di più belli altrove. Ma quella sosta è stata utile per concederci una pausa pranzo alle bancarelle di street food antistanti al tempio, prima di dirigerci verso il finto villaggio delle donne Karen.
Il villaggio delle donne Karen
Una volta scesi dalla barca una signora, senza darci il tempo di capire, ci ha incollato addosso delle etichette, portati in un parco divertimenti e smistati. Siamo saliti su una specie di macchina da golf per raggiungere quello che avrebbe dovuto essere il villaggio delle donne Karen del Floating Market di Damnoen Saduak.
Visitare il villaggio delle donne giraffa è stata un’esperienza orribile. All’arrivo dei turisti, due donne si avvicinavano all’ingresso, con aria nervosa, per scattare delle foto. Ed una volta entrati, abbiamo capito il perché. Non solo si trattava della ricostruzione di un finto villaggio, ma queste donne, mostrate come animali in uno zoo, erano in realtà delle commercianti che speravano di poter vendere la loro mercanzia – la stessa dei venditori dei canali del Floating Market di Damnoen Saduak! – ai turisti. La sensazione di malessere ha prevalso su tutto. Ci siamo fermati per neanche dieci minuti, il tempo di realizzare in che razza di contesto ci trovassimo, prima di ammettere un unico desiderio: andare via.
La terza tappa
Alla fine della navigazione lungo i canali che costituiscono il Floating Market di Damnoen Saduak, abbiamo dovuto fare tappa ad un molo, dove una signorina dall’inglese fluente cercava di venderci nostre fotografie insieme alle donne Karen stampate su piatti di ceramica. Le foto, oltre ad essere di dubbio gusto, erano anche abbastanza care. È bastato vedere quel velo di tristezza mista a rassegnazione nello sguardo delle donne giraffa, per dirsi che qualunque prezzo non avrebbe meritato alcun tipo di souvenir.
Contrariata, la signorina dalla parlantina commerciale e aggressiva, non ci ha neanche salutati quando il nostro scafista, finalmente, ha ripreso la navigazione.
La fine
La nostra promenade sulla barca all’interno del Floating Market di Damnoen Saduak si è conclusa col rientro all’imbarcadero iniziale. Una volta intravisto il luogo, siamo stati felicissimi di aver messo un punto a quella giornata così pesante, sebbene durante la navigazione avessimo visto un coccodrillo nuotare indisturbato tra le acque dei canali.
Non è facile gestire i propri umori quando ci si rende conto di essere in balìa degli altri, specialmente se l’inglese è stentato e il loro obiettivo è il mero guadagno. Il nostro bilancio della giornata, oltre all’esborso economico che non ha minimamente ripagato il piacere della scoperta del Floating Market di Damnoen Saduak, è stato assolutamente negativo. Abbiamo avuto chiara consapevolezza di essere stati catapultati in un’attrazione spenna-turisti, in cui chiunque vuole lucrare sulle spalle di chi ha scelto la Thailandia come meta del proprio viaggio.
Alla luce di questa pessima esperienza, invitiamo tutti i viaggiatori a concedersi un giorno di scoperta a Bangkok, a visitarne i dintorni come Ayutthaya o spingersi fino al Train Market, che, in realtà, è un posto decisamente più autentico, dove poter chiacchierare con i commercianti e vivere insieme agli altri turisti l’euforia contagiosa del passaggio del treno. O ancora utilizzate le app per prenotare delle escursioni e informatevi prima sui mercati galleggianti da visitare.
Quanto al Floating Market di Damnoen Saduak non possiamo che sconsigliarvi di visitarlo. Esistono tanti modi di spendere meglio i propri soldi. Abbiate a cuore i vostri interessi e scoprite ciò che davvero vi interessa, senza lasciarvi trasportare dall’idea di dover visitare un floating market per seguire una mera moda. Anche i piccoli viaggiatori, ammesso che ne abbiate qualcuno a seguito, vi ringrazieranno.