Viaggiare ma non partire con l’aroma delle melanzane fritte
Qualche anno fa non era raro svegliarsi al mattino presto annusando nell’aria un profumo denso di melanzane fritte.
Non che fossero servite a colazione, sia chiaro! Semplicemente, per mia Nonna, la ritualità della frittura era come una liturgia da eseguire scrupolosamente: nella frescura delle prime ore del mattino, avvolta in un grembiule ampio, lei friggeva così i milinciani.
Nonna non puoi friggerle dopo?, le hanno chiesto generazioni di figli, nipoti e pronipoti.
No, poi troppo caldo. Rispondeva categorica.
L’estate iniziava così: con il profumo di melanzane fritte che si propagava nell’aria, di stanza in stanza, fino a solleticare le narici dei vicini e strappando loro un sorriso. Quel rituale proseguiva con la preparazione della caponata, sapientemente assemblata, imbottigliata e offerta ad ogni figlio perché l’inverno fosse scaldato dall’amore materno e da quel sapore d’estate, che preannunciava da lontano la nuova bella stagione. Mentre il sapore evocava casa, la Sicilia, la famiglia sulle papille di ogni membro lontano.
Sarcedotessa dell’equinozio d’estate, mia Nonna dava il benvenuto al caldo con il suo saluto personale, fatto d’olio di frittura e maestria. La sua tecnica di frittura era un’arte, scandita da attese precise e arriminate minuziose; la sua caponata era un capolavoro.
Adesso, ogni volta che vedo delle melanzane fritte mi emoziono. Come ad Istanbul, quando davanti alla vetrina di un ristorante ottomano, non riuscivo a distogliere lo sguardo da un vassoio, dove, copiose, troneggiavano loro, le melanzane fritte.
O quando risalgo la rue des Rosiers a Parigi, passeggiando tra i numerosi ristorantini medio-orientali, lasciandomi pervadere da quell’aroma inconfondibile che, in un baleno, mi ricatapulta indietro nel tempo e altrove nello spazio.
Per anni non ho capito che quel profumo di melanzane fritte fosse un antidoto al tempo, alla tristezza, all’assenza della famiglia che non c’è più. Oggi quell’aroma di frittura evoca i fantasmi dei bei vecchi tempi, convocandoli attorno ad un tavolo, riuniti e pronti a conividere un pasto ininterminabile, come mia Nonna voleva.
Adesso quando sento quel profumo mi emoziono. Le corde dei ricordi vibrano di gioia.
Cara Carlotta, il tuo racconto cattura emozioni e gli odori favoriscono il viaggio nel tempo regalando ricordi.
Grazie
Grazie a te per aver condiviso con me il tempo e questo viaggio nei ricordi.