Come affrontare un volo intercontinentale con un bébé
Adesso noi saliremo su quell’aereo lì. Lo vedi? Quello grande grande che si trova alla fine del corridoio? Ecco, quello. Dovremo rimanerci per molte ore, ma non preoccuparti giocheremo insieme e ci divertiremo. Ignaro della durata del volo e del significato di “molte ore”, Lilou ha accettato di buon umore la nostra avventura.
Avendo preso l’aereo parecchie volte, un viaggio più lungo è stata una parziale novità per Lilou, che sembrava già riconoscere la prassi. La grande notizia, per chi volesse raggiungere un posto lontano, è che sotto i 24 mesi, i bimbi che viaggiano sulle ginocchia dei genitori pagano una piccola percentuale del prezzo del biglietto. Questa varia in base ad ogni compagnia, ma implica anche che i piccoli non beneficino di alcuni servizi, quali i pasti a bordo, per esempio. Entro i 10 mesi, i bambini hanno diritto ad una culletta, che non viene garantita qualora il vostro bambino abbia superato quella età. In genere viene attribuita ai bimbi più grandi solo se, dopo averne fatto domanda, la disponibilità lo consente. Il vantaggio di viaggiare con un bambino sotto i cinque anni è l’imbarco prioritario.
I voli diurni sono quelli più antipatici da gestire. Pur non avendo ottenuto una culletta (la presenza di bébé sul volo di andata era elevata!), siamo riusciti, con non poca insistenza, ad ottenere dei posti all’inizio della fila centrale con maggiore spazio per le gambe. Questo ha permesso a Lilou di poter cambiare posizione: stare seduto tra le braccia della mamma, in piedi, per terra.
Malgrado tante disavventure, l’assenza di intrattenimento a bordo (prevedevamo di fargli ascoltare della musica, ma otto ore e mezza senza neanche avere idea di dove ci si trova è dura), Lilou ha saputo affrontare bene tutto quel tempo. Abbiamo letto libri, giocato con delle costruzioni (ne avevo solo tre in borsa!), raccontato storie con le marionette per le dita, infilato delle palline dentro un contenitore e cantato canzoncine a bassa voce. Il caso ha voluto che il posto accanto a quello del Papà fosse libero, cosa che ha permesso a Lilou di sedersi comodamente e giocare col tavolino. Accanto alla Mamma, un’altra Mamma con un bébé più piccolo, compagno di giochi e di viaggio, sono stati un altro diversivo importante. Nessuno dei due ha pianto, anzi, sembravano allegri e vitali. Il bébé più piccolo, 9 mesi, è stato allattato parecchie volte. Lilou si è limitato a bere acqua e usare il ciuccio per il decollo, il pisolino e l’atterraggio.
La compagnia (Corsair) ci ha offerto un pack bébé contente un bavetto, un vasetto di verdure bio, una purea di frutta bio, un cucchiaino, un giochino da dentizione, un sacchetto di plastica per pannolini e dei tovaglioli. Insufficiente per rappresentare un pasto, questo ha fatto che sì che partissimo con ben due pasti pronti (pranzo e cena). Lilou non ha di certo sofferto la fame, mentre il nostro vicino ha sopperito all’assenza di cibo con il latte materno ed il pack bébé. Durante l’acquisto dei biglietti è necessario assicurarsi su cosa viene offerto e cosa non, consultando il sito della compagnia. Questo consentirà una migliore organizzazione (e prevedere uno o più pasti all’occorrenza). Essendo il nostro volo diurno subito dopo pranzo (e richiedendo i voli intercontinentali una presenza fisica in aeroporto maggiore di quelli domestici), ho previsto: il pranzo, la cena, la merenda e delle buste di purea di frutta aggiuntive, oltre all’acqua e al latte. Meglio abbondare…
Il volo del rientro è stato un volo notturno. Avendo dovuto restituire l’auto e aspettare qualche ora in aeroporto, Lilou, preso dal trambusto come noi, non ha chiuso occhio durante il pomeriggio. Durante l’attesa si è sbizzarrito con giochi fisici che lo hanno stancato a tal punto da addormentarsi durante il decollo e risvegliarsi direttamente all’arrivo. A questo giro, la Fortuna è stata dalla nostra parte, perché, presentandoci per primi al check-in, abbiamo ottenuto la tanto ambita culletta. Questa ha facilitato la vita a tutti: Lilou, che per sua fortuna è piccino, ha dormito disteso ed i suoi genitori hanno potuto cenare contemporaneamente, senza doverlo intrattenere.
Essendo il nostro primo volo lungo con un bébé non sapevamo che esistessero ben due tipi di cullette: una vera e propria che si incastra alla parete ed un secondo tipo, una sorta di cestone che si adagia sul pavimento. Se solo avessimo avuto idea della loro esistenza, avremmo insistito per averne una all’andata!
In definitiva, un volo notturno è decisamente una soluzione migliore di quello diurno perché: asseconda i ritmi dei più piccoli, la maggior parte dei bambini si addormenta, e all’arrivo si soffre meno il fuso orario. Un volo diurno, invece, ha il difetto dei ritmi di veglia più intensi, di un intrattenimento costante da dover offrire ai bambini, sebbene ad un certo punto la stanchezza investa anche i genitori. E, una volta giunti a destinazione, il rapporto con il fuso orario è un po’ «aggressivo»: i piccoli percepiscono che qualcosa è diverso, provano a rimanere svegli, ma poi mantengono i loro ritmi svegliandovi in piena notte, secondo la loro routine abituale. Ciò nonostante, ogni viaggio può essere affrontato, basta un pizzico di organizzazione, qualche astuzia e tanta pazienza!
Quanto a noi, una volta atterrati, non abbiamo fatto altro che complimentarci con Lilou. Bravo Amore, sembra quasi che tu non sia accorto della durata del nostro viaggio!